UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRENTO

L’immagine del bene culturale: limiti e circolazione Classificare un bene come “culturale” significa riconoscerne l’importanza storica ed artistica che esso può ancora esercitare tramite la capacità di propagare alti contenuti valoriali presso i consociati: l’aspetto più immediato con cui si può giungere alla conoscenza del bene culturale è prendere visione della sua immagine. Per garantire la possibilità di accesso al bene culturale, esso deve essere configurato secondo una particolare disciplina che ne permetta una quanto più estesa valorizzazione a beneficio di chi ne fruisce. Nell’ordinamento italiano, tale disciplina è rappresentata dal Codice dei beni culturali, il quale determina anche le modalità di riproduzione del bene. Il Codice dei beni culturali contiene delle norme che subordinano ogni riproduzione del bene culturale ad un consenso amministrativo e, se la finalità non rientra tra quelle previste per le libere utilizzazioni, ad un pagamento. Definendo e limitando in questa maniera le possibilità di riproduzione, si rischia di porre degli ostacoli alla diffusione dell’immagine del bene culturale, rendendo più difficile la sua missione di propagazione di contenuti. Le motivazioni che possono essere addotte vanno dalla volontà amministrativa di controllare l’impiego dell’immagine del bene al fine di assicurarne un elevato livello qualitativo, a più concrete esigenze di stampo economico. Nell’uno e nell’altro caso, è necessario domandarsi quale sia la portata e quali siano le ragioni nella mancanza di una circolazione assolutamente libera dell’immagine del bene culturale. Oltre alla comprensione dell’evoluzione normativa e dei contorni delle singole sfaccettature della materia, sarà opportuno visualizzare come la prassi recepisce le previsioni sulla riproduzione dei beni culturali, confrontando la situazione italiana con quella dell’ordinamento francese e dell’ordinamento dei Paesi anglosassoni di common law.