misurare i campi, pesare le merci, orientarsi nei viaggi, curare le malattie. ma anche scoprire simmetrie nascoste nei numeri, formulare ipotesi sull’origine dell’universo, comprendere il segreto della vita. Per un verso la scienza nasce da esigenze pratiche, per un altro dalle grandi domande filosofiche che l’uomo porta dentro di sé. Per la civiltà europea la culla della scienza è in mesopotamia e in egitto e poi nella rielaborazione e negli approfondimenti della Grecia; qui l’uomo viene considerato parte integrante della natura: l’idea di base è quella che tutto il cosmo sia animato e partecipi alla vita. superata a poco a poco tale logica animistica, si profila progressivamente l’approccio scientifico, che dà significato al concetto di scoperta e lo correla ad una metodologia di ricerca e non più a concetti di carattere magico. In tale quadro originario, le scienze della vita iniziano con il medico Ippocrate di Coo (460 ca. – 370 ca. a.c.), il primo interprete di un approccio sistemico della scienza. egli, pur criticando la credenza nelle rivelazioni di origine magica, ritiene che l’uomo sia capace, sulla base di un metodo razionale, di accedere alla scoperta dei segreti cosmici; questa concezione della scienza è fondata su una centralità attiva dell’uomo nell’approccio conoscitivo. su un altro fronte il filosofo platone (427-347 a.c.), allievo di socrate (470/469-399 a.c.), ritiene che per risolvere adeguatamente qualsiasi problema sia necessaria la garanzia di una conoscenza (epistéme) che sollevi sopra le passioni e gli interessi particolari, ossia sopra la semplice opinione (dòxa). Platone quindi si chiede se esista un sapere diverso e superiore rispetto alle interpretazioni soggettive, in polemica contro alcuni pensatori precedenti. I Sofisti, “coloro che sanno”, sostenevano infatti che fosse impossibile un sapere vero e proprio rispetto all’essenza delle cose. secondo Platone questi filosofi sono incapaci di distinguere retorica, arte del discorso persuasivo (fondato solo su credenze prive di ogni valore scientifico, mutevoli e soggettive) da dialettica, ossia arte di saper ragionare. Per Platone, infatti, la dialettica usa un metodo analogo a quello matematico e riconduce sempre le premesse del discorso alla loro correttezza scientifica. Platone approfondisce dunque la polemica socratica contro i sofisti, assertori della pura opinione, ma approfondisce soprattutto l’insegnamento della ricerca nella realtà di un fondamento oggettivo e reale che consenta di parlare di scienza. Il primo filosofo ad affrontare l’argomento orientandosi ad uno studio oggettivo della scienza è aristotele (384-321 a.c.), discepolo di Platone, che studia a fondo il pensiero del maestro. nello scritto Sulla filosofia egli costruisce una cosmologia essenzialmente teologica, che ipotizza come motore immobile dell’universo una mente, intelligenza pura e fine ultimo cui tutto tende. la problematica fondamentale di aristotele è quella di cogliere e di proporre le condizioni che permettono la scienza. scienza vera è quella che ha per oggetto ciò che non può essere diversamente da quello che è e consiste non in una mera constatazione di cose (del che), ma nella scoperta delle condizioni necessarie della loro essenza (del perché). la scienza dunque consiste in una ricerca delle cause e dei princìpi primi. P ER C O R SO T EM A TI C O