Introduzione Nel corso dei secolari periodi di coltivazione della vite nel mondo si è accumulata una rilevante variabilità genetica e sanitaria nell’ambito di Vitis vinifera. Infatti molteplici rimescolamenti tra i materiali di moltiplicazione viticola si sono succeduti per effetto degli scambi di vitigni tra i popoli e le nazioni, allo scopo di sperimentare e di introdurre nuove varietà “miglioratrici” ma, in modo particolare, a seguito dell’uso dei portinnesti. Il ricorso a questi ultimi si è reso necessario a partire dal XIX secolo per contrastare l’azione devastatrice della fillossera (Daktulosphaira vitifoliae). Da ciò la viticoltura ricevette nuovi impulsi, che portarono alla progressiva espansione delle superfici vitate ed alla diffusione di nuove varietà di vite, alcune della quali sono ora definite “internazionali”, in considerazione del fatto che vengono coltivate con successo in tutte le parti del mondo ove è possibile praticare la viticoltura. L’uso dei portinnesti di origine americana contribuì anche a favorire la rapida diffusione delle malattie da virus, patologie trasmissibili preminentemente tramite innesto. Alle virosi venne attribuita rilevante importanza con il passare degli anni a seguito della manifestazione di sintomi, i cui effetti ben presto vennero percepiti anche sui parametri produttivi. Notizie riguardanti la presenza di anomalie sulle piante, definite virosi ma di M. Borgo Michele Borgo Elisa Angelini Riccardo Flamini
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