La valutazione dell’esposizione ai campi magnetici generati da elettrodotti MT in doppia terna a partire da misure di campo effettuate in loco viene qui condotta estrapolando i valori misurati ai valori di corrente di riferimento secondo una metodologia di calcolo innovativa semplice e pratica. La metodologia è di validità generale per linee a doppia terna non ottimizzate, e potenzialmente applicabile anche a linee di questo tipo in AT e AAT. Premessa Questo lavoro tratta la valutazione del livello di esposizione della popolazione ai campi magnetici generati da elettrodotti MT in doppia terna a partire da misure di campo effettuate in loco. In base alla conoscenza delle correnti istantanee durante il periodo di misura, i valori misurati sono estrapolati ai valori di corrente di riferimento – secondo quanto prescritto dalla normativa vigente – seguendo una metodologia di calcolo innovativa, sviluppata specificamente per questo tipo di elettrodotti, che si vale della tecnica della regressione multilineare. La metodologia è di validità generale per linee a doppia terna non ottimizzate, quindi è suscettibile di essere applicata anche a linee di questo tipo per distribuzione primaria in AT e trasmissione in AAT. Si noti che nel particolare caso applicativo esaminato la normativa nazionale e regionale (regione EmiliaRomagna) sono in disaccordo tra loro sia per quanto riguarda i limiti di esposizione, sia per quanto attiene le correnti di riferimento in base alle quali valutare il livello di esposizione della popolazione ai campi magnetici: per completezza di analisi, il lavoro considera entrambi i valori delle correnti di riferimento ed entrambi i limiti di esposizione. Introduzione I campi elettromagnetici prodotti da elettrodotti suscitano crescente preoccupazione nell’opinione pubblica, specie per quanto riguarda il campo magnetico a bassa frequenza (per i suoi paventati effetti sulla salute) e le linee aeree (per il loro impatto “ben visibile” sulle attività umane). In tale contesto, la determinazione dei livelli di esposizione della popolazione ai campi magnetici generati da tali linee è di grande importanza, come sancito dalla legislazione Italiana, particolarmente conservativa in questo ambito rispetto alla corrispondente legislazione e normativa europea ed internazionale. Infatti per quanto riguarda l’esposizione della popolazione ai campi elettrici e magnetici a 50 Hz generati da elettrodotti, nel nostro paese è attualmente in vigore il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) 8 luglio 2003 [1], il quale, relativamente al valore efficace di induzione magnetica, prescrive anzitutto la verifica del non superamento del “limite di esposizione di 100 μT”; inoltre, ai fini della “protezione [della popolazione] da possibili 1 Qui e altrove, salvo diverso avviso, ci si riferisce sempre implicitamente al DPCM 8 luglio 2003 relativo a frequenze da 0 Hz a 100 kHz, pubblicato sulla GU n. 200 del 29 agosto 2003, anche se – vedi seguito per frequenze da 100 kHz a 300 GHz è stato emanato un altro DPCM 8 luglio 2003, pubblicato sulla GU n.199 del 28 agosto 2003. 2 effetti a lungo termine, eventualmente connessi con [omissis] permanenze non inferiori a quattro ore” giornaliere, esso prescrive pure che la “mediana dei valori [di induzione magnetica] nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio” non superi il “valore di attenzione di 10 μT” e, nel caso di nuove realizzazioni, “l’obiettivo di qualità di 3 μT” [1]. La valutazione dell’esposizione continuativa della popolazione ai campi magnetici a 50 Hz generati da elettrodotti si basa dunque, a norma di legge, sulla stima del valore mediano di induzione magnetica generato in un dato punto da una linea elettrica. Esso può effettuarsi in linea di principio mediante misure in loco, come precisato in [1]. D’altra parte, le misure richiedono campagne sperimentali lunghe, complesse, costose e soggette a vari tipi di errori. Inoltre, occorre essere sicuri che il periodo di misura sia effettivamente indicativo dei valori di campo osservati nel sito di interesse nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio, il che è estremamente difficile da stabilire, data la grande variabilità delle condizioni di carico delle linee. A tale riguardo, evidentemente anche in considerazione di queste difficoltà, in [1] si precisa che, oltre alle misure, gli organi preposti alla “verifica del rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4”, relativi rispettivamente a valore di attenzione e obiettivo di qualità, possono “avvalersi di metodologie di calcolo basate su dati tecnici e storici dell’elettrodotto”. Ed in effetti, considerate le varie difficoltà e le stesse incertezze applicative che emergono da [1], per valutare l’esposizione continuativa della popolazione ai campi magnetici a 50 Hz generati da un elettrodotto (a terna semplice) in un sito di interesse è invalso l’uso di procedere come segue [2]: 1) si effettuano le misure nel sito di interesse su di un periodo di misura la cui durata nasce dal compromesso tra l’esigenza di rappresentare le normali condizioni di esercizio dell’elettrodotto e quella di contenere ragionevolmente la durata delle misure (tipicamente da poche ore a qualche giorno al più [2]); 2) si richiedono al gestore dell’elettrodotto i valori di corrente corrispondenti al periodo di misura; 3) sotto l’ipotesi che la terna di correnti di fase della linea sia equilibrata, si ipotizza una legge di proporzionalità diretta tra corrente di linea e campo magnetico generato e si determina il relativo coefficiente di proporzionalità effettuando la regressione lineare dei valori di campo misurati istante per istante in funzione dei corrispondenti valori efficaci di corrente; 4) si individua un opportuno valore di “corrente di riferimento”, indicativo della mediana dei valori di induzione magnetica nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio, o comunque del livello di esposizione continuativa della popolazione. Tale individuazione non è semplice: in taluni casi è la normativa stessa a fornire indicazioni (ad esempio in [1] si prescrive che “Per la determinazione delle fasce di rispetto si dovrà fare riferimento all'obiettivo di qualità di cui all'art. 4 ed alla portata in corrente in servizio normale dell'elettrodotto, come definita dalla norma CEI 11-60 [3]”). In altri ci si può riferire a serie storiche di dati dell’elettrodotto (a tal riguardo si ricorda che, come prescritto in [1], per elettrodotti a tensione non inferiore a 132 kV l’esercente dell’elettrodotto deve “fornire agli organi di controllo [omissis], con frequenza trimestrale, 12 valori per ciascun giorno, corrispondenti ai valori medi delle correnti registrati ogni 2 ore nelle normali condizioni di esercizio”). In base al valore di riferimento di corrente individuato al precedente punto 4 ed al relativo coefficiente di proporzionalità di cui al punto 3, si determina il livello di esposizione continuativa della popolazione ai campi magnetici a 50 Hz generato dall’elettrodotto in questione nel sito di interesse. In sostanza, i valori di campo misurato hanno la funzione di consentire l’individuazione del coefficiente di proporzionalità in base al quale, a partire dalla corrente di riferimento, estrapolare il livello di esposizione. Questa procedura è anche detta “di normalizzazione” in quanto la corrente di riferimento rappresenta un valore 3 in base al quale “normalizzare” la corrente di linea. Il rapporto di normalizzazione tra corrente circolante e corrente di riferimento identifica un opportuno coefficiente di correzione da applicare ai valori di campo misurati per stimare il livello effettivo di esposizione. Una prima difficoltà che sorge, per ogni tipo di linea, nell’applicare il procedimento sintetizzato nei precedenti punti 1-4 deriva dal fatto che, come precisato in precedenza, in [1] si stabilisce cautelativamente che, per la determinazione della fascia di rispetto degli elettrodotti nell’osservanza dell’obiettivo di qualità, si faccia riferimento alla portata in corrente in servizio normale dei conduttori [3]. Tale prescrizione appare in evidente contraddizione con quanto stabilito nella definizione stessa di obiettivo di qualità, in quanto la portata in corrente in servizio normale corrisponde quasi sempre ad un percentile estremamente elevato (tipicamente superiore al 95°) della distribuzione campionaria dei valori di corrente di esercizio desumibile dalle serie storiche fornite dall’esercente della linea: in sostanza la linea viene esercita quasi sempre a correnti ben inferiori alla portata in corrente in servizio normale, che si configura come la “portata al limite termico” della linea. Parrebbe dunque che si dovessero usare due valori di corrente di riferimento: un valore “mediano nelle 24 ore” per la verifica del valore di attenzione e la ben più elevata portata in corrente in servizio normale dei conduttori per la verifica dell’obiettivo di qualità e delle relative fasce di rispetto nel caso di nuove realizzazioni. Una seconda difficoltà sorge negli ambiti locali in cui vi sia contrasto tra legge Nazionale e legge Regionale (come accade nel caso della Regione Emilia Romagna, oggetto del caso applicativo trattato nel seguito). Può accadere infatti che la normativa nazionale e quella regionale siano in disaccordo tra loro sia per quanto riguarda i limiti di esposizione, sia per quanto attiene le correnti di riferimento in base alle quali valutare il livello di esposizione della popolazione ai campi magnetici. In tal caso occorre rifarsi alla sentenza n. 307 del 7 Ottobre 2003 della Corte Costituzionale [4], che si è espressa attribuendo allo Stato la determinazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità intesi come valori di campo da non superare a titolo di cautela per la popolazione, mentre lascia alle Regioni la disciplina dell’uso del territorio in funzione della localizzazione degli impianti, ci
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